Sembrerebbe di si.
Se si sfogliano i DVR di moltissime aziende, questo rischio non appare poi così tanto spesso.
Si vedono sicuramente valutazioni su rumore, vibrazioni, rischio chimico, biologico, campi elettromagnetici, addirittura rischio fulminazione.
Nessun cenno invece in molti casi sul lavoro in solitaria e sui lavoratori isolati.
Questo perché se un obbligo non è ben specificato, molte volte sembra non esistere.
È il caso ad esempio dei preposti in materia di sicurezza, che solo di recente e secondo un aggiornamento specifico della normativa (2021), sembrano divenuti attori principali (finalmente, visto il contributo che possono dare alle aziende).
Tuttavia, prima erano importanti quanto oggi ma la norma dava spazio a libere interpretazioni che di solito, in maniera inspiegabile (ma non troppo), tendevano sempre verso la mancata nomina.
L’art. 17 del D.Lgs. 81/08, T.U. sulla Sicurezza “invita” per non dire obbliga il Datore di Lavoro a valutare tutti i rischi. Quando si dice tutti, vuol dire ovviamente tutti quelli presenti in natura (che pur essendo un numero finito sono moltissimi), e quindi anche il rischio lavoro in solitaria.
Gli Organi di Vigilanza, in virtù di quel “tutti” hanno vita facile in caso di infortunio.
Dopo un evento infausto legato al rischio di cui trattiamo, è semplice per loro, rifacendosi al citato articolo, trovarne cause e colpevoli.
Più difficile è invece il compito del Datore di Lavoro che deve a monte prevedere i rischi dei propri dipendenti senza che a volte se ne abbiano avvisaglie.
Oggigiorno però, nonostante la legislazione italiana non si sia espressa puntualmente sul tema, di lavoro in solitaria si parla e se ne parla anche tanto.
Per via indiretta, nel caso di lavori in spazi confinati o in quota con utilizzo ad esempio di piattaforme elevabili, incontro sempre molta informazione; è risaputo che alcune lavorazioni non possono essere svolte da soli.
Quando quindi è posto un divieto nessun problema. Si ottempera e basta.
Diverso è il caso di quando l’azienda non ha un divieto esplicito e si trova contemporaneamente a dover fronteggiare con anche problemi legati al budget.
Alcuni datori di lavoro, al massimo, sperano che non accada nulla, ma sono consapevoli del rischio.
Altri invece sono proprio all’oscuro della problematica.
Nessuno gliene ha mai parlato.
Vi è oggi però anche una terza via. L’Inail ha difatti posto da quest’anno un’attenzione maggiore sul tema, inserendo per la prima volta gli interventi atti a mitigare il rischio lavoratori in solitaria come interventi che da soli possono far raggiungere lo sconto sul premio Inail (c.d. Modello OT23) per agevolare anche dal punto di vista economico le aziende che decidono di migliorare questo aspetto.
Allora perché non si ottempera?
Le cause possono essere diverse.
Solo per citarne alcune, secondo la mia esperienza diretta nelle aziende, gli imprenditori sono presi da altro e non la considerano una priorità assoluta.
Lo farebbero se sollecitati o solleticati dai propri tecnici o da un’ispezione puntuale da parte di un Organo di Vigilanza.
Non essendoci poi un obbligo specifico sembra che la cosa vada a finire nel dimenticatoio, almeno fino a quando non succede qualcosa.
Inoltre, a parere di chi scrive, sembra che il lavoro isolato sia visto come un qualcosa di normale. È normale trovarsi da soli. Si è da soli in macchina, si è da soli a casa o in vacanza.
È nella natura delle cose.
Sarebbe questa l’alibi principale.
Ovviamente non può e non deve essere una giustificazione in quanto il Datore di Lavoro, avendo un vincolo di subordinazione, accettando di fatto così la responsabilità sulla salute e sulla sicurezza dei propri sottoposti, deve per forza di cose evitare che un uomo alle proprie dipendenze non abbia neanche la possibilità di venire soccorso.
Si è posta l’attenzione su rischi molto più “lenti” (senza voler sminuire ad esempio il rischio stress lavoro correlato), che vedo spesso attenzionati e valutati.
Non si capisce però il motivo per cui un rischio che può da un momento all’altro cambiare le sorti di un lavoratore e dei suoi cari, venga così sottovalutato.
Ma le cose, come dimostra il nuovo modello OT23, stanno cambiando.
Era ora.
Avv. Giovanna Lamanna
Per maggiori informazioni, o per una consulenza sulla normativa, potete contattare l’Avv. Giovanna Lamanna al seguente indirizzo e-mail: giovanna.lamanna@sicuramente81.it
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